Cecilia Ci
È un’opera singolare quella di Flavio Biagi, inconsueta quanto significativa. Le sue macchine industriali ricavate da un sapiente tratto, si collocano in una atmosfera silente, per dialogare nello stesso tempo con lo spazio. Con l’uomo che non c’è, artefice di quegli strumenti, di quei meccanismi produttivi che hanno cambiato la storia dell’uomo. Questo giovane autore, racconta la genialità umana, attraverso una dimensione di tubi, silos, ferri, tralicci, che parlano del lavoro, escludendo elementi di contestualizzazione, ma non di interpretazione. L’atmosfera, che riesce a creare con il segno e le sfumature, assume pregnanza e maggiore autorità, laddove, fa il suo ingresso l’opera a china. E tutto, ha la valenza di una lezione che concerne il progresso, la tecnica e l’archeologia industriale: uno scandaglio, per approdare ad un territorio, che l’uomo ha esplorato sin dalle origini. Quello dell’arte.
Cecilia Ci
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