Eva Beccati
Tra iperrealismo e postmodernità le tele di Biagi raccontano scenari insieme futuribili e ormai arcaici, sospesi a metà strada tra il silenzio postatomico e una civiltà industriale già divenuta archeologia. Un romanticismo post-litteram, dove panorami dominati dall’assenza dell’uomo, finiscono per scontornarsi in nebulose di smog ai limiti dell’astrazione, fino a una dissolvenza quasi informale, negli acquerelli. Il senso di sospensione che pervade tutte le opere, un hic et nunc dilatato e senza tempo, fotografa un immaginario di solitudini assolute, dietro al cui silenzio si sentono tuttavia brusii meccanomorfi e un rugginoso fermento vitale.
Eva Beccati
Critica d’arte