Claudio Alessandri
La fantasia come rinascita
Nell’osservare le realizzazioni pittoriche di Flavio Biagi si nota subitamente una grande padronanza della tecnica pittorica, il colore ingentilisce il soggetto inanimato, prigioniero di un disegno grafico, freddo, come solo può essere un macchinario industriale che, isolato in un anonimo spazio, che si identifica con il lavoro, ma anche la fatica diurno dell’uomo alla rcerca di un perché, di una ragione per vivere prigioniero di ingranaggi, conghie e bulloni che, a lungo andare dovengono dominatori dell’intelligenza inaridendo sentimenti, poesia, amore del creare. Tutto nella mente si opacizza in attesa di una idea che giunga a sottrarre la fantasia inaridita da strutture industriali e giunge l’impulso dalla forma espressiva di Biagi che conferisce vitalità alle forme, per loro natura, immobili, rigide, al servizio di una umanità che, per gretta ottusità, diviene lei serva, sottomessa al volere di una industrializzazione poco propensa al rispetto per la natura e allo stesso tempo uomo prigioniero della logica del profitto. Le opere di Flavio Biagi divengono più accattivanti nei disegni tracciati con tratti leggeri di biro o matita dove il solore diviene complemento piacevole visivamente, forse non indispensabile all’idea così come partorita da una esigenza immediata, infatti il colore non prevale sull’insieme, si propone gentilmente con tonalità pastelalte, eleganti, ma modeste, non secondarie, ma perfettamente concepite in un ponderato bilanciamento tra forma e cromia.
Claudio Alessandri
Critico d’Arte